
Il Giardino della Kolymbethra è coltivato in una piccola valle tra il tempio dei Dioscuri e il tempio di Vulcano, nel sito identificato con l’antico bacino artificiale (κολυμβήθρα=piscina, bagno, cisterna, peschiera), costruito per volere del tiranno Terone dopo la vittoria nella battaglia di Himera (480 a.C.).
Prima “sontuosa piscina popolata da pesci e da cigni” di cui scrive lo storico greco Diodoro siculo, la Kolymbethra – una volta interrata – diviene un fertile orto-frutteto. Quando si aggiungono gli agrumi, prende la denominazione di “giardino”, come si usa chiamare in Sicilia gli agrumeti tradizionali. Il giardino, non più coltivato dagli anni ’80, è stato recuperato al suo uso originario e alla fruizione ad opera del FAI (Fondo Ambiente Italiano).
Oggi la Kolymbethra riassume in 6 ettari il paesaggio agrario e naturale della Valle dei Templi. Nelle zone più scoscese, si trovano le piante della macchia mediterranea; aldilà del piccolo fiume, c’è un agrumeto – uno degli ultimi “giardini” siciliani – con limoni, mandarini e aranci rappresentati da antiche varietà e irrigato secondo le tecniche della tradizione araba. Dove l’acqua non arriva, si possono ammirare gelsi, carrubi, fichidindia, mandorli, mirti e olivi “saraceni”; numerose altre specie da frutto sono presenti all’interno del Giardino.
La Kolymbethra è un esempio di salvaguardia attiva di un paesaggio agrario tradizionale, che include funzioni produttive, ambientali, culturali, etiche ed estetiche.
La bellezza della Kolymbethra è legata alla forma degli alberi, al colore, al sapore di frutti, al fascino del fenomeno della rifioritura, per cui frutti e fiori si succedono ininterrottamente nel corso delle stagioni, all’ombra e alla frescura assicurata dalla chioma sempreverde.