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Il Quartiere Ellenistico Romano, esteso circa 10.000 mq, è una testimonianza significativa della cultura abitativa della città antica. Ventisette abitazioni (domus), inserite in tre isolati (insulae), sono delimitate da quattro assi stradali nord–sud, indicati con il nome di cardines. Gli ambienti domestici si dispongono attorno ad un cortile ad atrio o peristilio, con colonne a fusto liscio o scanalato. Numerose le cisterne per la raccolta delle acque, mentre, tra le case, stretti passaggi (ambitus) servono come canali di scolo. Accanto alle domus, anche magazzini, strutture produttive e botteghe. La tecnica costruttiva, in genere, segue la tradizione di età greca con l’uso di blocchi regolari (isodomi), senza leganti, ma restano esempi di laterizio, nel cosiddetto opus spicatum (a spina di pesce), nei pavimenti dei cortili. Le strutture messe in luce, di II-I secolo a.C., sono modificate con successivi rimaneggiamenti durante l’età imperiale. Nel II-III secolo d.C. le case ampliate – spesso fondendosi con altre contigue – si arricchiscono di pitture parietali e di pavimenti a mosaico bianco e nero o policromo, sostituendo la tecnica più antica in coccio pesto (opus signinum), a motivi geometrici e floreali con piccole tessere bianche. Veri e propri tappeti musivi, con motivi geometrici, vegetali e zoomorfi, sono presenti nella Casa delle Svastiche; nella Casa della Gazzella, il cui nome si deve al quadretto a mosaico (emblema), raffigurante una gazzella (oggi al Museo Archeologico di Agrigento), e nella Casa del Maestro Astrattista, per la raffigurazione che imita in mosaico un pavimento di segati di marmo. Notevole anche il pavimento della Casa del Mosaico a Rombi, che delinea, cioè, una prospettiva di cubi in serie, accostando marmi di colore diverso (opus scutulatum). Nel V secolo d.C. gli spazi abitativi sono ridotti con la costruzione di muri divisori e con la chiusura delle colonne dei portici. Nel VI-VII secolo d.C. gruppi di tombe a cassa di lastre litiche si addossano alle case, in parte probabilmente abbandonate: l’occupazione degli spazi urbani da parte delle sepolture è testimone di un rapporto con la morte mutato con l’avvento del Cristianesimo.
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