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Le rovine del tempio di Giove Olimpio (Zeus per i Greci) sono la testimonianza di uno dei più grandi templi dorici dell’Antichità classica; purtroppo l’area, probabilmente già danneggiata in antico da terremoti, fu utilizzata come cava sin dal Medioevo (la cava gigantum citata dai documenti d’archivio) e nel ‘700 per la costruzione del molo di Porto Empedocle.

Secondo lo storico Diodoro Siculo, la costruzione inizia in un momento immediatamente successivo alla battaglia di Himera, la grande vittoria delle città greche di Sicilia sui Cartaginesi, nel 480 a.C.  Sempre, secondo lo storico, la costruzione del tempio non è mai ultimata, perché ancora priva di tetto al momento della conquista della città di Akragas da parte dei Cartaginesi nel 406 a.C.

L’edificio di architettura originalissima era collocato su di una gigantesca piattaforma rettangolare, su cui si ergeva un basamento di cinque gradini, di cui l’ultimo alto il doppio degli altri, per formare una sorta di podio e isolare il tempio dall’ambiente circostante.

Il tempio era chiuso da un muraglione di recinzione, caratterizzato all’esterno da semicolonne di ordine dorico in numero di sette sui lati brevi e di quattordici sui lati lunghi; ad esse corrispondevano, all’interno, altrettanti semi-pilastri rettangolari. L’altezza ipotetica delle semicolonne è stata valutata in più di diciotto metri.

All’esterno figure colossali di Giganti (i Telamoni), alte circa otto metri e colti nell’atto di sorreggere con la forza delle braccia la trabeazione del tempio, erano poste  negli spazi tra le semicolonne su mensole alte circa undici metri.

All’interno di questo altissimo edificio – molto simile a un recinto – si trovava una cella del tutto originale, in quanto priva di copertura, probabilmente interpretata da Diodoro Siculo come segno dell’incompiutezza della costruzione. La copertura, infatti, si limitava probabilmente ai corridoi intorno alla cella.

Le fronti erano decorate a Est con sculture raffiguranti una lotta tra gli dei e i Giganti (Gigantomachia) e a Ovest con la presa di Troia (Iliupersis).

I resti del monumentale altare rettangolare sono visibili a breve distanza dalla fronte orientale del tempio.